Parafrasando il titolo di un famoso
film: 龉l postino bussa sempre due volte ೩
puࡦfermare che il Maresciallo d䡬ia Pietro
Badoglio scappa sempre due volte!... La prima volta
nel 1917 da Caporetto, la seconda il 9 settembre 1943
da Roma. In Italia, Sardegna compresa, c⡮o pi䩍
un milione di uomini in armi. In Provenza e Corsica
duecentotrentamila, in Jugoslavia trecentomila,
altrettanti in Albania e Grecia, pi䩠cinquantamila
nelle isole dell祯. Di quasi due milioni di soldati
che erano minacciati dai tedeschi, ma che a loro volta
li potevano minacciare, nessuno a Roma, sembr튠 ricordarsi. Le truppe italiane in Italia e fuori dai
confini furono abbandonate al loro destino.
L'armistizio fu annunciato e realizzato, ai vertici
dello Stato, in un'atmosfera di panico e di viltLa
dissoluzione dell'esercito si consuml breve
volgere di tre giorni (9, 10 e 11 settembre). Dapprima
sintomi di sbandamento seguiti da allontanamenti dai
reparti; poi, generale disorientamento. Il tutto
dominato da un confuso senso di attesa dell'arrivo
degli anglo-americani o di ordini del Governo e del
Comando Supremo. Il comandante tedesco in Italia,
maresciallo Kesselring, si proponeva una rapida
ritirata fino al Po per la superioritࠤelle forze
italiane, ma chi avrebbe dovuto a quelle forze
impartire ordini si precipit੮vece verso Pescara e
Ortona per trovare posto sulla nave "Baionetta"
con la quale la famiglia reale, Badoglio, e le piꠠ alte gerarchie militari raggiunsero Brindisi. Appena
furono giunti 쩾in porto ࡠBrindisi,
fecero tutti 쩾la faccia feroce ࡍ
cominciare dai generali Ambrosio e Roatta. 龅Ambrosio
e Roatta, non appena messo piede -
scrive R. Zangrandi - sul 飣olo lembo䩍
Brindisi, avvertirono una schiarita di mente, come
se si fosse aperto un velario᧬i uffici del
Comando supremo e dello Stato Maggiore alfine
sistemati in un punto fermo, elaborarono quelle
disposizioni che, per due giorni e mezzo, non erano
riusciti a formulare e a trasmettere. Attesta
Roatta, e tutti gli autori militari gliene danno
atto, fino ad oggi, di aver diramato ai Comandi
periferici ⯲dine generale di considerare le
truppe germaniche come nemiche쒱1 mattina. Con
quest⤩ne, egli assicura, 頴agliava la testa
al toroథrch頥sso ﳴituiva una vera
dichiarazione di guerra militare alle forze
germaniche, tanto piॲch頴rasmesso per radio e
per aereo (a mezzo volantini) in chiaro ". Il
primo ordine venne diramato il 10 settembre -
come scrive Maria Grasso Tarantino : 龅Alle ore
23,45 di quel giorno (10 settembre 1943) dal Comando
del 15⥧gimento Costiero venne trasmesso al
Comando del Presidio (di Barletta, nda) il seguente
fonogramma (n. 1256): ᠇ermania ha dichiarato
guerra all䡬ia. Regolarsi conseguenza. Firmato
Colonnello Aiello. Trasmette Campione. Riceve
Dellaquila "..." Una conferma sicura arriv튠 subito: alle ore 2 dellᠳettembre 1943 dal Comando
Territoriale del IX Corpo d⭡ta, venne trasmesso al
Distretto ed al Comando del Presidio Militare di
Barletta il seguente fonogramma (n. 42 O.P.): 쩾Urgentissimo:
per ordine superiore considerate truppe germaniche
come truppe nemiche ed agite in conseguenza. Firmato
Generale Caruso. Trasmette Scarretta. Riceve
Dellaquila ӣriveva nel 1946 il gen.
Francesco Rossi, vice Capo di Stato Maggiore del
Comando Supremo: 쩾L⤩ne di considerare i
tedeschi come nemici fu diramato lᠳettembre da
Brindisiయt蠧iungere soltanto ad un numero
limitatissimo di scacchieri (Sardegna, Corsica,
Corfåfalonia, Lero) a mezzo dei collegamenti
della Regia Marina ̡ Divisione Acqui
presidiava Cefalonia con circa 12.000 uomini al
comando del generale di divisione Antonio Gandin, e
l㯬a di Corf㯮 una forza di circa 4.500 uomini
al comando del colonnello Luigi Lusignani.
Alcuni reparti della Acqui erano di stanza anche a
Zante e Santa Maura (Leukade). La sera del 9 settembre
i due presidi ricevettero dal gen. Vecchiarelli,
comandante dell頁rmata, arresosi ai tedeschi senza
combattere, l⤩ne di cedere loro le armi con la
falsa promessa del rimpatrio. Sia il gen. Gandin che
il col. Lusignani considerarono l⤩ne apocrifo,
oppure dettato sotto minaccia, e non lo eseguirono.
Nella notte tra il 9 e il 10 settembre il colonnello
Lusignani invi੬ maggiore Capra a Brindisi allo
scopo di stabilire un contatto con la madrepatria e
chiese con 2 radiogrammi, uno per la VII Armata e
l촲o per il Comando Supremo, di essere evacuato
dall㯬a con il presidio al completo. Tra il 9
e il 10 settembre il gen. Gandin ordin III
battaglione del 317姧imento fanteria di ritirarsi
dal nodo strategico di Kardakata per cederlo all荊 alleato e il 10 settembre ebbe dal ten. colonnello
Barge, comandante del presidio tedesco, l⤩ne
perentorio di cedere le armi senza condizioni, secondo
le direttive dell뗠(Comando Supremo Tedesco),
nell'ambito del "Piano Asse", che prevedevano
l�diato disarmo di tutti i militari italiani ed il
loro internamento nei campi di concentramento. Sulla
presenza a Cefalonia nel mese di settembre di una
missione militare alleata non vi sono dubbi. Secondo
lo storico greco Spyros Loukatos due emissari
dell'Alto Comando inglese in Medio Oriente, il cap.
Galiatsatos e il ten. Migliaresis che fungeva da
interprete, si incontrarono il 10 settembre con il
gen. Gandin, offrendogli l'appoggio aereo degli
Alleati qualora avesse deciso di attaccare subito i
tedeschi. Nella notte dellᠯ al massimo nelle prime
ore del 12 settembre il colonnello Lusignani ricevette
prima dalla VII armata e dopo dal Comando Supremo
l⤩ne di considerare le truppe tedesche nemiche e
di opporsi ad un loro eventuale tentativo di sbarco.
Il giorno 11 settembre anche il gen. Gandin chiese al
Comando Supremo di essere evacuato dall'isola
con lra Divisione e con un successivo radiogramma
chiese ordini sul comportamento da tenere di fronte
alle richieste tedesche. Ambedue gli ordini del
Comando Supremo per il gen. Gandin, firmati " Marina
Brindisi ", di " considerare le truppe
tedesche nemiche " e di " resistere con le
armi allmazione di disarmo a Cefalonia, Corf半 nelle altre isole ", allegati al Diario storico
del CS, sono datati 11 settembre, e secondo la
testimonianza del s. ten. di vascello Vincenzo Di
Rocco, che decrittథrsonalmente i radiogrammi, il
primo sarebbe pervenuto a Cefalonia intorno alle ore
11,00 dell'11 settembre e consegnato immediatamente
dal Comandante della Regia Marina cap. Mario
Mastrangelo al gen. Gandin. E䡠ritenersi comunque
verosimile che non pi䡲di del giorno 12 settembre
il presidio di Cefalonia fosse a conoscenza
degli ordini del CS, dal momento che, secondo il ten.
Giovanni Pampaloni, reduce da Corfel giorno il
col. Lusignani ebbe un colloquio telefonico con il
gen. Gandin. Nei giorni 11 e 12 settembre il
colonnello Lusignani, attenendosi agli ordini
ricevuti, respinse le intimazioni di resa del
comandante tedesco dell㯬a e dellato del
comando del gruppo armate E, maggiore Hirschfeld, ed
il 13 settembre non solo respinse un tentativo di
sbarco di truppe tedesche, ma catturintero
presidio germanico dell㯬a. Alla luce della
documentazione conservata negli archivi tedeschi, nei
giorni 11, 12 e 13 settembre il gen. Gandin, fidando
sui suoi ottimi rapporti con gli ex alleati (egli
conosceva personalmente Hitler e i capi dell'OKW,
maresciallo Keitel e generale Jodl), tratt࣯n i
tedeschi il ritorno di una parte della Divisione
nell䡬ia occupata dai tedeschi, conservando parte
delle armi. Infatti alle 20,30 dellᠳettembre il
comandante del presidio tedesco di Cefalonia ten.col.
Barge aveva comunicato al gen. Lanz: 쩾La maggior
parte della Acqui sarࠤisarmata. Il resto della
formazione italiana continuerࠡ combattere sotto il
comando tedesco. La consistenza di quest촩ma
parte verrࠩn seguito comunicata gli
atti del processo contro il gen. Lanz a Norimberga c'荊 questa dichiarazione del gen. Horst von Buttler, capo
del settore operazioni del Comando Supremo Operativo
della Wehrmacht: "...Il gen. Gandin passa per un
fedele amico della Germania e cos젰ure del capo del
Comando operativo della Wehrmacht, gen. Jodl e
dell'addetto militare a Roma, gen. von Rintelen...".
Scriveva don Romualdo Formato, cappellano militare del
33Ჴiglieria: "... D'altra parte la figura del
generale Gandin era simpaticamente conosciuta ed
apprezzata in Germania, sia negli ambienti vicino ad
Hitler sia nelle alte sfere dello stato maggiore
tedesco. Era decorato della Croce di Ferro. Era
stato una personalitࠤi primo piano nello scambio
di vedute tra i due stati maggiori e nella campagna
di Russia. Benemerenze che la Germania non poteva
dimenticare, ora che gli eventi bellicosi
internazionali - bruscamente cambiati - facevano
piombare il generale Gandin e la sua divisione nella
pi㲩tica situazione. Egli dunque sperava -
fondandosi sul reale prestigio che godeva tra gli
alti capi militari e politici di Germania - che a
lui e alla sua divisione sarebbe stato concesso un
trattamento di favore. Quale? L'isola di Cefalonia
doveva essere ceduta all'incondizionato dominio
delle truppe tedesche, che gie presidiavano una
parte. Ma alle truppe italiane bisognava concedere
la possibilitࠤi raggiungere pacificamente la
Patria dove avrebbero deposto le armie cos젰erch鍊 non pi㯭battenti. Sperava, in altri termini, di
ottenere il rimpatrio e la smobilitazione pacifica
dei suoi uomini...ӣriveva il cap. Bronzini,
dello Stato Maggiore della Divisione: "... La mia
impressione 蠣he il gen. Gandin, fiducioso nel
proprio prestigio presso i tedeschi 㯮osceva
personalmente i capi tedeschi, presso i quali aveva
svolto delicati incarichi e dai quali era stimato ꠠ sperasse con abili trattative di riuscire ad
ottenere per la situazione della Acqui una soluzione
onorevole sotto tutti i punti di vista e conveniente
per tutti, quale forse non erano riusciti ad
ottenere per le loro divisioni altri generali nel
continente greco...ɮoltre, il cap. Tomasi,
dello Stato Maggiore e interprete ufficiale della
Divisione, dichiarava : ༩>(Gandin, nda) cercava
di ottenere in tutti i modi, basandosi pure sulla
sua personale conoscenza di generali tedeschi che
alla Acqui venisse fatto un trattamento di
particolare riguardo. E precisamente voleva che la
Divisione ritornasse in patria con tutte le sue armi
che aveva quando ne era partita. Ai tedeschi si
sarebbero eventualmente cedute le artiglierie di
preda bellica e quelle anticarro che in definitiva
avevamo avuto da loro...殢sp; Intanto, il
prolungarsi delle trattative che favoriva unicamente
il progressivo rafforzamento del presidio tedesco
dell'isola, la propaganda greca sempre pi鮳istente,
con la diffusione di notizie fantasiose circa un
imminente sbarco anglo-americano e l榥rta di
centinaia, se non migliaia, di volontari patrioti
pronti a far causa comune con gli italiani, la
certezza che, una volta eliminato l'esiguo presidio
tedesco, nulla si sarebbe opposto al desiderato
ritorno in patria, alimentarono un䭯sfera di aperta
e crescente insofferenza verso il gen. Gandin e lo
Stato Maggiore della Divisione . Essa si manifest튠 specialmente nei reparti dellglieria, della
Marina, dei Carabinieri e parzialmente nei due
reggimenti di Fanteria, provocando il ferimento e la
morte ( alcune testimonianze riferiscono di un colpo
di pistola partito accidentalmente ) del cap.
Gazzetti. Secondo la testimonianza resa nel 1944 da
due carabinieri, Scanga e Appetecchi, il s.ten. dei
carabinieri Orazio Petruccelli, MOVM, il 14 settembre
aveva deciso di arrestare per tradimento il gen Gandin
ma poi aveva desistito da tale proposito, e lo
stesso gen. Gandin era stato fatto oggetto del lancio,
da parte di un carabiniere, tale Nicola Tirino, di una
bomba a mano che non esplose. N蠤a parte del generale
comandante n蠤egli altri comandanti di corpo vennero
adottate misure volte a reprimere tali atti di
insubordinazione. La mancata adozione di misure
disciplinari, anche estreme, attribuita da molti ad
una presunta "debolezza" del gen. Gandin e del suo
Stato Maggiore, confermerebbe invece che gli ordini
del Comando Supremo Italiano di 쩾considerare le
truppe tedesche nemiche 堤i " resistere
con le armi allmazione di disarmo a Cefalonia,
Corf堮elle altre isole ", fossero giunti a
Cefalonia giࠬ'11 o al massimo il 12 settembre,
creando cos젱uellnabile frattura tra il gen.
Gandin e una parte degli ufficiali propensi da subito
a combattere i tedeschi. In entrambi i presidi furono
liberati i prigionieri politici e furono distribuite
armi ai patrioti greci. A Cefalonia il 13 settembre i
capitani di artiglieria Renzo Apollonio, Amos
Pampaloni ed il tenente Abele Ambrosini, appoggiati
dalle batterie della Regia Marina, presero a cannonate
due o pi�ozattere tedesche con truppa, armi e
rifornimenti che stavano per attraccare al porto
di Argost쩬 provocando tra i tedeschi 5 morti e 8
feriti. Precedentemente i tedeschi, a partire giࠤal
giorno 9, avevano aggredito e disarmato alcune nostre
postazioni di artiglieria e preso a cannonate alcune
imbarcazioni che cercavano di allontanarsi dal porto
di Argost쩮 Nella notte tra il 13 e il 14 il gen.
Gandin, che nel frattempo aveva certamente ricevuto
gli ordini da Brindisi, dispose una consultazione che
interess൮a parte della divisione ( 5 battaglioni si
stavano spostando da Argost쩠verso le zone di
raccolta come previsto dagli accordi di resa ), il
cosiddetto 妥rendumలoponendo 3 opzioni - con
i tedeschi, cessione delle armi o contro i tedeschi
- in cui prevalse a larga maggioranza la
scelta di combattere contro i tedeschi. Il 14
settembre mentre Corf蠼i>dove il giorno 13 erano
sbarcati, provenienti dall'Albania, il I btg. del
49⥧gimento fanteria Parma, al comando del col.
Bettini, ed altri reparti per un totale di 3.500
uomini che si affiancheranno nei combattimenti agli
uomini della Acqui ) era sottoposta a continui
bombardamenti tedeschi che, rinunciando per il
momento ad un nuovo tentativo di sbarco sull㯬a,
stavano concentrando tutti gli sforzi su Cefalonia, il
gen. Gandin, alle ore 12,00, invi ten. col. Barge
una 龮otifica奄 in cui dichiarava in sostanza
che la divisione Acqui si era ammutinata (*): 쩾La
divisione si rifiuta di eseguire il mio ordine di
concentrarsi nella zona di Sami poich頥ssa teme,
nonostante tutte le promesse tedesche, di essere
disarmata o di essere lasciata sull㯬a come preda
per i Greci o ancora peggio di essere portata non in
Italia ma sul continente greco per combattere contro
i ribelli. Perci৬i accordi di ieri con lei non
sono stati accettati dalla Divisione. La divisione
vuole rimanere nelle sue posizioni fino a quando non
ottiene assicurazione, con garanzie che escludano
ogni ambiguit࠭ come la promessa di ieri mattina
che subito dopo non 蠳tata mantenuta - che
essa possa mantenere le sue armi e le sue munizioni
e che solo al momento dell�rco possa consegnare
le artiglierie ai tedeschi. La divisione
assicurerebbe, sul suo onore e con garanzie, che non
impiegherebbe le sue armi contro i tedeschi. Se ci튠 non accadrଠla divisione preferirࠣombattere
piuttosto di subire l della cessione delle armi
ed io, sia pure con dolore, rinuncer튠 definitivamente a trattare con la parte tedesca,
finch蠲imango al vertice della mia divisione. Prego
darmi risposta entro le ore 16,00. Nel frattempo le
truppe provenienti da Lixuri non debbono essere
portate ulteriormente avanti e quelle di Argostoli
non debbono avanzare, altrimenti ne possono derivare
gravi incidenti. Il Generale comandante della
Divisione Acqui gen. Gandin ίnostante
l榯ndamento dei 2 pontoni da sbarco tedeschi, le
trattative non si interruppero ma proseguirono fino
alle 10,00 del 15 settembre. Alle 22,00 del 14 il
tenente Thun aveva comunicato al comandante del XXII
corpo d⭡ta a Ioannina, gen. Lanz: 쩾Trattative
ancora in corso. Il Comandante (Barge, nda) 蠡ncora
presso il gen. Gandin. Attacco preparato in
collegamento con l榩ciale responsabile degli
Stukas lle 5,30 del 15 il ten.col. Barge
aveva comunicato al gen. Lanz : 쩾Il gen. Gandin
si e' dichiarato pronto a cedere solo le armi
pesanti fisse. Egli vuole passarci l'artiglieria
mobile e la contraerea solo al momento dell'imbarco.
I nostri preparativi per l'attacco sono ultimati. Il
momento piu' favorevole per l'inizio dell'attacco e'
alle ore 14,00...". Secondo la testimonianza del
cap. Angelo Longoni: 쩾Verso le 10 del 15
settembre nella solita casetta in prossimitࠤel
porto puࡶer luogo il convegno decisivo. Gli animi
sono eccitatissimi. Il gen. Lanz accettava le
condizioni del comando italiano ma a sua volta
chiedeva come garanzia la consegna di 11 ostaggi,
tra cui un generale e alcuni ufficiali superiori.
Gli italiani replicavano che se i tedeschi
insistevano nella richiesta noi pretendevamo analoga
garanzia. Le trattative, giࠣompromesse
dall'ammaraggio di grossi apparecchi da trasporto
tedeschi si arenavano. Il ten. Fauth prendeva tempo,
ancora una volta per l'estremo tentativo e si
allontanava. Tutte le richieste italiane vennero
accettate...Gli italiani accettavano di ritirarsi
nella zona delimitata in attesa dell'imbarco. Ai
tedeschi sarebbero andati i pezzi di preda bellica
ceduti agli italiani. La firma del gen. Lanz a
garanzia dell'accordo ". Per i tedeschi invece
era scoccata l⡠di passare all䴡cco e di
procedere con la forza al disarmo della divisione
italiana. Alle 14,00 del 15 settembre la divisione
Acqui fu attaccata con incursioni incessanti di Stukas
e sbarchi continui di truppe. Alle 15,20 il gen.
Gandin comunic comando della VII armata: 쩾Prego
informare autoritࠣompetente che oggi sono stato
costretto aprire at Cefalonia ostilitࠣon tedeschi
Alt Generale Gandin ѵindi arrivordine
criminale del F⥲ di eliminare sistematicamente
tutti i prigionieri, feriti compresi. Il gen. Lanz
dichiarl corso del processo di Norimberga del
1947: " Per quanto ricordi, era un ordine molto
breve che diceva che tutti gli italiani della
divisione di Gandin dovevano essere fucilati per
ammutinamento ". Il 21 settembre gli Inglesi
lanciarono sull'isola di Corf졠missione "Acheron" e
sembra che tra il 24 e il 25 settembre, a sbarco
tedesco ormai avvenuto, si fossero decisi a fornire il
loro appoggio aereo. Dopo sanguinosi combattimenti il
22 settembre ci fu la richiesta di resa del gen.
Gandin. Dal 17 al 22 gli 착ni䥬la Wehrmacht
trucidarono nel corso dei combattimenti alcune
migliaia di prigionieri , sia ufficiali che graduatati
e soldati. Alle 7 del 24 settembre il gen. Gandin fu
fucilato da un plotone comandato dal
sottotenente del III battaglione del 98ꠠ reggimento 쩾Cacciatori delle alpi 튠 Otmar M쨡user. Ricordava don Formato: " - Conosco
bene i tedeschi! - aveva detto (Gandin, nda)
qualche giorno prima, durante il combattimento, ad
alcuni suoi ufficiali - se perderemo questa lotta,
ci fucileranno tutti! ". Fu poi la
volta di altri 129 ufficiali, fucilati alla
"Casetta Rossa". Il 24 settembre il Comando supremo
tedesco dichiarꠢ La divisione italiana ribelle
sull㯬a di Cefalonia 蠳tata distrutta ".
Il 25 settembre furono fucilati altri 7 ufficiali,
prelevati dal 37㰥dale da campo dove erano
ricoverati e/o rifugiati, per rappresaglia per la fuga
di due ufficiali dal medesimo ospedale. Il peggiore
eccidio di soldati fatti prigionieri che il secondo
conflitto mondiale ricordi. Corf楮ne attaccata in
forze dal 23 al 26 settembre ed anch㳡, dopo aspri
combattimenti, fu costretta alla resa. Il 27 settembre
vennero fucilati i colonnelli Lusignani e Bettini con
altri 27 ufficiali. Alcune centinaia di soldati e
graduati vennero uccisi durante i combattimenti e non
tutti dopo essere stati fatti prigionieri, come a
Cefalonia.
( * ) A
qualsiasi ufficiale tedesco non era mai capitato
in quattro anni di guerra di leggere una lettera
con un inizio del genere: "La divisione si
rifiuta di ubbidire al mio ordine...". I
quattro autori che in questi 60 anni hanno
pubblicato la vera lettera di Gandin (Ghilardini,
Apollonio, Giraudi e Caruso) hanno lasciato capire
che quel documento avrebbe potuto essere una delle
spiegazioni della strage. Soprattutto i superstiti non hanno avuto
il coraggio di commentare la lettera. Perosa
ammetteva che i tedeschi li chiamavano "franchi
tiratori", ma non si chiedeva perch麠 "Se
Badoglio avesse subito dichiarato guerra alla
Germania, i tedeschi non avrebbero potuto
comportarsi con l'efferatezza che abbiamo
conosciuto, dietro l'alibi di considerarci, non
so se a torto o a ra鯮e, "Freischಬers"
"franchi tiratori", come ci dicevano dopo la
battaglia". Brignoli scriveva: "Erano
bolzanini, parlavano italiano meglio di noi. Ci
chiamavano banditi...". L'allora ten.
Nicola Ruscigno raccontava che "gli
alpini al nostro passaggio per le strade di
Argostoli ci investono con frasi ingiuriose".
Perch頭ai questi tedeschi che
conoscevano il significato delle parole italiane
usarono l'espressione banditi e non traditori?
Se le parole hanno un senso, se i tedeschi
si rivolgevano verso i superstiti chiamandoli
"franchi
tiratori", cio蠲ibelli senza divisa, questa scelta
di vocaboli poteva venire solo dal fatto che i comandanti
avevano riferito loro dell'ammutinamento
della divisione. Comprendiamo le reazioni
stupefatte di Perosa, Brignoli, Ruscigno e Pampaloni.
Quest'ultimo, quando gli abbiamo mostrato
la lettera, ci dichiarava:"Ma
siamo sicuri che la traduzione sia esatta?Che
Gandin non abbia usato un condizionale invece del
presente?". No, la responsabilitࠤel massacro dei
prigionieri di guerra non 蠤i Badoglio o del
traduttore tedesco, purtroppo ricade
indirettamente sul nostro generale
Gandin. Se Hitler non avesse letto quelle
espressioni, Cefalonia sarebbe rimasta
l'isola del miele, di fronte alla patria di Ulisse
e De Berni貥s non vi
avrebbe ambientato il suo romanzo. Che lo stesso Gandin sia rimasto vittima
della sua stessa lettera vuol dire
solo che il generale sbaglisuoi calcoli:
sperava di salvarsi denuncian羚nt>do la
ribellione, perch頬ui era per la resa e la
cessione delle armi non era potuta avvenire per il
rifiuto della divisione. Il massacro 蠬a
dimostrazione che la lettera era arrivata fino in
alto, troppo in alto per rimanere ignorata;
perch頮essun ufficiale tedesco aveva mai sentito
che un generale ne羚nt>mico desse del ribelle alla propria
divisione. La risposta del Fuhrer fu folle e
impietosa: nessun prigioniero, quindi compreso il
comandante. Anzi, il primo che doveva pagare doveva essere
proprio lui, perch頰ortava la croce di
ferro tedesca e aveva tradito, mettendosi alla
guida dei suoi franchi tiratori
contro la Germania. I soldati di Cefalonia non vennero
massacrati perch頳i erano opposti
con
le armi ai tedeschi ma perch頳i erano ribellati
agli ufficiali italiani. Atteggiandosi a giudice italiano, Hitler
giudicei soldati passibili di immediata
fucilazione. Il primo generale della Seconda
Guerra Mondiale a riferire al nemico che la sua divisione
si era ribellata ai suoi ordini fu Gandin.
Hitler ne prese atto e ne trasse le sue orrende
conseguenze.
Se in tutta la Seconda Guerra Mondiale
solo i soldati di Cefalonia vennero passati per le
armi, l'unica spiegazione che riusciamo a trovare
sta in quella
lettera e in quelle informazioni di Gandin.
(Paolo
Paoletti, I traditi di Cefalonia, Fratelli
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